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I padiglioni sostenibili di Boeri per la rinascita post Covid-19

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L’architetto è stato incaricato dal Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri di elaborare il concept architettonico e comunicativo della campagna di vaccinazione anti-Covid-19.

La proposta, approvata nelle sue linee generali e ora è in fase di ulteriore definizione, vede la centro del concept un fiore, la primula, a simboleggiare la rinascita post Covid. La scelta del fiore quale simbolo della campagna di vaccinazione ha uno scopo preciso, come dichiarato dallo stesso architetto Stefano Boeri: “Abbiamo voluto, grazie all’immagine di un fiore primaverile, una primula, creare un’architettura che trasmettesse un segno di serenità e rigenerazione. Se il virus ci ha chiuso negli ospedali e nelle case, il vaccino ci riporterà finalmente a contatto con la vita sociale e con la natura che ci circonda. Vaccinarsi sarà dunque un passo di fiducia nel futuro, responsabilità civile e di amore verso gli altri.” La proposta comprende tre elementi fondamentali: il logo della campagna e la sua declinazione, il progetto dei padiglioni per la somministrazione del vaccino e un totem informativo da localizzare nei luoghi pubblici.

Il simbolo scelto, che rappresenta il fulcro del progetto, getta le basi per la realizzazione della pianta circolare dei padiglioni, che dovranno essere installati nelle principali piazze italiane, e appare chiaramente visibile dall’alto, occupando l’intera superficie delle coperture attraverso una rappresentazione stilizzata. La struttura del padiglione sarà realizzata in legno strutturale e poggerà su una pedana prefabbricata, anch'essa in legno. Il padiglione, completamente smontabile e ri-assemblabile, sarà rivestito con materiale tessile composto dall'accostamento di diversi materiali idrorepellenti, riciclabili e biodegradabili, mentre la copertura ospiterà un sistema di pannelli fotovoltaici in grado di assicurare l'autosufficienza energetica dell’intero padiglione. All'interno, la suddivisione degli spazi avverrà grazie a sistemi prefabbricati in tessuto, anch’essi caratterizzati da leggerezza, flessibilità, assorbimento acustico e trasparenza. Sono previsti spazi necessari alla somministrazione del vaccino e spazi per l’accettazione e l’attesa dopo la vaccinazione. Il nucleo centrale del padiglione circolare è invece adibito a zone di servizio per gli operatori (back office, deposito, spogliatoi, servizi igienici dedicati, etc). Gli elementi che caratterizzano il layout interno dei padiglioni verranno declinati anche nei punti di somministrazione individuati all’interno di strutture ed edifici già esistenti.


Coronavirus e titoli edilizi: permessi di costruire, SCIA, SCA e autorizzazioni prorogate a fine emergenza.

fonte immagine:https://www.lapam.eu/lapam?action=content_read&id=3417

Manca ancora la conversione in legge, che avverrà entro il 6 dicembre 2020, ma il decreto n. 125/2020 (recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l’attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020“) è stato già approvato in prima lettura dall’Aula del Senato l’11 novembre 2020, e dopo la discussione generale svoltasi nella seduta della Camera dei Deputati del 20 novembre, era all’ordine del giorno nella seduta del 24 novembre.

Nel dettaglio il comma 1 dell’articolo 3-bis reca modifiche all'art. 103 del decreto-legge 17 marzo n. 18 convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27. Tali modifiche:

  • applicano la proroga in esame agli atti amministrativi in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e la data della dichiarazione della cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 (il testo vigente dell'art. 103, comma 2, fa invece riferimento agli atti in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020);
  • prevedono (introducendo un nuovo comma 2-sexies all'art. 103) che i medesimi atti amministrativi, scaduti tra il 1° agosto 2020 e la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 125, qualora non siano stati rinnovati, debbano intendersi validi e soggetti alla disciplina dell'art. 103, comma 2, nel testo modificato dalla proposta emendativa.

Rientrano nel campo di applicazione: le segnalazioni certificate di inizio attività (SCIA); le segnalazioni certificate di agibilità; le autorizzazioni paesaggistiche e le autorizzazioni ambientali comunque denominate; il ritiro dei titoli abilitativi edilizi comunque denominati rilasciati fino alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza.

Al comma 2 è precisato che la proroga non si applica al documento unico di regolarità contributiva, che rimane assoggettato alla disciplina ordinaria. Va ricordato che l’art. 1, comma 1175, della legge finanziaria 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296), ha disposto che, a decorrere dal 1° luglio 2007, i benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale siano subordinati al possesso, da parte dei datori di lavoro, del documento unico di regolarità contributiva, fermi restando gli altri obblighi di legge ed il rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali, nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti. La proroga della validità dei documenti unici di regolarità contributiva – DURC, già stabilita dal citato art. 103, comma 2, non è applicabile quando sia richiesto di produrre il DURC – oppure di dichiararne il possesso o comunque quando sia necessario indicare, dichiarare o autocertificare la regolarità contributiva – ai fini della selezione del contraente o per la stipulazione del contratto relativamente a lavori, servizi o forniture previsti o in qualunque modo disciplinati dal medesimo decreto-legge n. 76.


La città post coronavirus di Stefano Boeri

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L’architetto parla della sua visione della città una volta superata l’emergenza da Covid-19

“Mai come adesso ho visto a Milano tanti balconi verdi, e logge, terrazzi, perché il balcone è uno spazio vitale. Tutti hanno capito che il verde è un tema importante” per cui “servirebbe quindi una campagna per facilitare la dispersione, e anche una ritrazione dall’urbano, per lasciare spazio ad altre specie viventi”.

Intervistato da “La Repubblica”, l’archistar del celebre Bosco Verticale sostiene che i proprietari delle seconde case lasceranno la città per trascorrere più tempo in luoghi aperti e per periodi prolungati. “In Inghilterra si prevede già una grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate” e "succederà anche in Italia". Boeri racconta di un nuovo modo di concepire la vita in città all’indomani della cessata emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, rivolta ad un nuovo modo di concepire l’abitare incentrato a valorizzare lo spazio esterno e dare importanza a una concezione del verde da tempo trascurata.

Alla luce di questo l’architetto pone l’accento sulla rivalutazione dei borghi italiani abbandonati che necessitano di essere salvati, non solo per il loro valore storico, ma per offrire all’uomo l’opportunità di “ricominciare a respirare” come non avviene da tempo. “Ci sono 5.800 centri sotto i 5mila abitanti, e 2.300 sono in stato di abbandono" - spiega - "Se le 14 aree metropolitane adottassero questi centri, con vantaggi fiscali e incentivi… E già ci sono luoghi meravigliosi dove ti danno la casa in un centro storico a 1 euro, in Liguria per esempio, e lungo la dorsale appenninica” - conclude. Per far ciò è necessario un grande progetto nazionale di riqualificazione che coinvolga piccoli paesi e centri abbandonati da riportare in vita per far fronte alla “migrazione rurale” post emergenza.
L’approccio di Boeri, da sempre volto alla riforestazione degli spazi urbani che contraddistingue ogni sua opera, ruota attorno al tema del “portare tutto all’esterno”, ad esempio dotando i negozi di dehors per scoraggiare la diffusione del virus nei luoghi chiusi, eliminando però le tassazioni per chi occupa uno spazio esterno.

L’esperienza del Coronavirus, secondo Boeri, ci “permette di ripensare tante cose” ma “uscire da questa tragedia senza capirne le concause, questo sarebbe un vero spreco”. Le “concause” a cui fa riferimento sono i dati relativi alle polveri sottili. “La fragilità polmonare di chi vive in aree ad alta densità di particolato, è facilmente assimilabile al contagio” e pertanto d’ora in poi “nelle città serve un progetto che parta dalla riduzione forte delle auto, e quindi della sezione stradale, e un deciso passaggio all’elettrico, con incentivi, rottamazioni”. “Più spazio per noi, meno per le auto”, Quindi, per concludere, Boeri lancia un invito e un appello: “Usiamo le piazze, facciamo una campagna ‘venite nelle piazze italiane a fare cultura’”.

E dall'associazione dei Borghi più belli d'Italia, dall'Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani (Uncem) e dall'Associazione Borghi autentici arriva la risposta all’archistar: grazie dell'attenzione che ci riserva chi si è occupato fino ad ora di città: lavoriamo insieme, siamo pronti a fare la nostra parte e, anzi, le nostre proposte e soluzioni sono nero su bianco da anni.


Coronavirus: le strutture per affrontare l’emergenza sanitaria

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Dal potenziamento delle strutture esistenti alle unità mobili per affrontare la mancanza di posti letto.

L’arrivo del Coronavirus ha provocato un’emergenza sanitaria che ha messo sotto stress e in difficoltà il sistema sanitario nazionale, non solo in Italia, ma nella maggior parte del mondo. All’interno degli ospedali ha creato enormi problemi nei reparti deputati alla gestione delle situazioni critiche come le terapie intensive. La prima azione messa in campo è stata il potenziamento dei posti letto e delle strumentazioni per la cura, sebbene con differenti risultati e difficoltà. Sono stati riconvertiti interi reparti e allestite strutture temporanee in grado di ospitare i malati infettivi. Un esempio è rappresentato dalla riconversione dell’ex Fiera di Milano e di una parte del complesso delle OGR a Torino, grazie anche ai fondi messi a disposizione da Compagnia di San Paolo.
In Piemonte, inoltre, dovrebbe essere finalmente pronto quello che sarebbe dovuto diventare il nuovo ospedale di Verduno. Sarà un Covid Hospital e dovrebbe diventare un punto di riferimento fisso a servizio di tutta la regione. Quando l’epidemia non era ancora scoppiata in Italia, la rapidissima costruzione del temporaneo Wuhan Huoshenshan Hospital aveva stupito e meravigliato. La struttura da 1.000 posti letto e 30 posti di terapia intensiva è stata smantellata poiché la situazione è migliorata ma non completamente risolta. La struttura dell’ospedale era modulare, 35.000 mq organizzati su due piani fuori terra. Il cantiere, scientificamente organizzato, aveva impiegato 7.000 lavoratori impegnati nell’assemblaggio di strutture prefabbricate dalla tecnica già ampiamente rodata e utilizzata.

Accanto alla riconversione delle strutture esistenti, per affrontare la mancanza di posti letto sono stati avviati progetti per la realizzazione di unità modulari prefabbricate per il ricovero dei malati. In Italia, dalla collaborazione tra Carlo Ratti Associati e Italo Rota nasce CURA (Connected Units for Respiratory Ailments). CURA è il prototipo di un sistema di ospedale da campo che utilizza i container per ospitare unità di terapia intensiva completamente attrezzate e subito pronte per l’uso. Gli spazi per il trattamento degli infettivi sono organizzati all’interno di volumi della lunghezza standard di 6 metri. I moduli possono essere utilizzati secondo le necessità e funzionano sia singolarmente che messi in serie, a formare ospedali da campo le cui parti sono collegate tra loro da strutture gonfiabili. I container sono completamente allestiti in fabbrica e dotati di tutti i macchinari e le strumentazioni necessarie. Sono facilmente trasportabili e la loro messa in funzione è semplice e richiede poco personale e tempi brevi. CURA offre altri vantaggi particolarmente significativi come la maggiore sicurezza per il personale sanitario derivante dal lavorare all’interno di un ambiente delimitato da pareti solide che si presenta il più possibile simile agli spazi ospedalieri. Ogni unità, fornita alla fonte di tutto il necessario per la cura e l’alloggiamento, consente inoltre di ospitare un numero limitato di pazienti contemporanei. L’interno di simili container offre inoltre spazi più puliti sia per le forme e che per le finiture di superfici con materiali non provvisori e più facilmente disinfettabili. La sanificazione dei locali, procedura oltremodo indispensabile quando ci si confronta con agenti patogeni a elevata trasmissibilità anche attraverso il contatto con le superfici, è ulteriormente favorita. Tutti i container del sistema CURA sono unità a pressione negativa. Questo sistema di biocontenimento è già ampiamente presente anche negli ospedali per le quarantene. Utilizza la differente pressione dei locali per limitare la diffusione di virus e agenti patogeni particolarmente pericolosi. Il locale da isolare ha una pressione interna minore rispetto a quelli che lo circondano. In questo modo aprendo porte o finestre l’aria esterna viene quasi naturalmente richiamata all’interno, dove risultano maggiormente contenuti anche i veicoli del contagio. CURA è un progetto open source ed essere utilizzato dove più occorre. Gli è stato dedicato un sito web in cui è già possibile trovare le informazioni sul progetto e sul suo funzionamento.

Negli Stati Uniti, invece la start up Jupe Health sta lavorando allo sviluppo dei suoi moduli mobili per ampliare la capacità di accoglienza delle strutture ospedaliere. Le unità sono progettate per il riposo degli operatori sanitari e per il recupero dei pazienti. Si tratta di prefabbricati autosufficienti montabili e smontabili all’occorrenza, disponibili in tre tipologie: per il riposo del personale sanitario, per il ricovero dei malati e combinate. Tutte le capsule, indipendenti, sono predisposte per l’IoT attraverso sensori e dispositivi che permettono di raccogliere, elaborare e scambiare i dati in esse contenuti. I moduli sono “flat-pack”, "altamente scalabili, economiche e facilmente trasportabili".


Verso la riapertura cantieri edili: le linee guida per la fase 2 e le proposte degli ingegneri

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La riapertura dovrà garantire salute, sicurezza e rispetto dei vincoli normativi.

La riduzione del numero dei contagi registrata negli ultimi giorni ha dato degli incoraggianti segnali di possibilità di programmare la ripartenza delle attività produttive. Dal 4 maggio si avvierà quindi la cosiddetta “Fase 2”, che probabilmente vedrà anche la riapertura dei cantieri edili, subordinata però al rispetto di taluni obblighi come l’uso dei dispositivi di protezione, il rispetto del distanziamento sociale e l’adozione di nuove procedure organizzative. Per gestire in sicurezza i cantieri e prevenire i contagi, la Commissione per la prevenzione degli infortuni e l’igiene nei luoghi di lavoro (CNCPT), in collaborazione con l’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), ha messo a punto una serie di indicazioni pratiche per imprese e lavoratori. Le linee guida messe a disposizione delle imprese fanno seguito alla sottoscrizione del protocollo di sicurezza del 24 marzo scorso tra le parti sociali.

Nelle procedure attuative del protocollo, sono indicate una serie di azioni per la tutela della sicurezza e i compiti a cura del datore di lavoro, del lavoratore e del coordinatore della sicurezza nella fase di esecuzione (CSE). Ad esempio, il datore di lavoro deve informare i lavoratori delle regole fondamentali con cartelli esplicativi e materiale informativo. Il lavoratore dovrà, a sua volta, firmare un modulo in cui dichiara di aver ricevuto l’informativa e di aver preso visione della stessa. Sempre il datore di lavoro dovrà comunicare i sistemi e i tempi di rilevazione della temperatura, nel rispetto delle norme sulla privacy. Si dovranno definire modalità con cui il dipendente comunica eventuali condizioni di pericolo, come i sintomi influenzali, e i locali in cui far stazionare i dipendenti con temperatura corporea superiore a 37.5°. L’azienda deve mettere a disposizione i detergenti per le mani, raccomandare procedure per l’igiene, regolare l’accesso dei fornitori esterni. Per facilitare ogni passaggio, sono state elaborate check list e moduli in modo da standardizzare le procedure.

Il CSE deve aggiornare il piano di sicurezza e coordinamento (PSC) con riferimenti espliciti alle regole fondamentali di igiene e i lavoratori autonomi devono ricevere le stesse informazioni sulle misure da adottare in cantiere. Inevitabilmente l’applicazione delle misure per la prevenzione della diffusione del virus, comporterà un aggravio dei costi per la sicurezza necessari alla prosecuzione dei lavori. Sarà quindi necessario un confronto con la committenza, la direzione lavori ed il coordinatore per la sicurezza, ove nominato, per la quantificazione ed il riconoscimento di tutte le spese aggiuntive da dover sostenere.

Anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) propone il proprio contributo al dimensionamento delle misure anticontagio, adottando approcci integrati e specifiche metodologie d’azione volte a consentire l’efficace riorganizzazione e di conseguenza il sicuro riavvio delle attività produttive, coerentemente con i livelli di sicurezza sanitaria assegnati dalle autorità competenti.

Partendo dal “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” siglato dal Governo il 14 marzo 2020, il CNI ritiene corretto l’approccio previsto per i cantieri dove è presente il Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione, a cui è richiesto di predisporre e fare applicare un Piano di Sicurezza e Coordinamento integrativo finalizzato a definire le misure da adottare con i relativi costi.

Inoltre il CNI propone uno schema d’azione secondo il quale ogni attività produttiva dovrà predisporre un Piano di Sicurezza Anticontagio (PSA) redatto da un tecnico abilitato ad espletare il ruolo di Coordinatore della Sicurezza secondo l’attuale schema normativo definito nel D.Lgs. 81/2008 artt. 91-92 Titolo IV. Il PSA dovrà essere pensato come un documento dinamico e scalabile in grado di recepire tempestivamente le previsioni del comitato tecnico scientifico o della task force covid-19.

La verifica del corretto adempimento dei contenuti del PSA sarà di competenza del Coordinatore della Sicurezza in stretto coordinamento con il Comitato di Crisi. La quantificazione dei costi delle misure anticontagio sarà riportata nel PSA in riferimento a listini ufficiali ovvero a preventivi forniti dal Datore di Lavoro.

Le proposte sono state inviate dal CNI al al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.

“Gli ingegneri italiani sono certi che proprio nei momenti di congiuntura sanitaria, economica e sociale come quelli che stiamo vivendo, oltre che per scongiurare il rischio di un 'contagio di ritorno', sia necessario affidare a professionisti responsabili e qualificati l’onere di garantire il puntuale rispetto dei protocolli anticontagio per aziende e cantieri, per il tempo necessario a decretare il termine dell’emergenza”.